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Alessandra Borsetti Venier: Come raccontare la realtà indicibile?
 
Commenti presenti : 5 In questa pagina : da 1 a 5
   24-05-2007
... il silenzio da me prediletto riguarda solo una forma di ringraziamento veramente sentito per chi si è "esposto" al ricordo e alla testimonianza. Credo fermamente nel valore della memoria storica!

Costanza Lanzara   
 
   21-05-2007
Cara Costanza, quel che ho capito, soprattutto raccogliendo la testimonianza di mio padre, è che la memoria che ci viene lasciata e nella quale crediamo non deve restare senza testimoni. Per questo dobbiamo diventare a nostra volta dei narratori, nel passaggio coraggioso e consapevole della staffetta.
ABV   
 
   21-05-2007
Ecco, ora se dovessi dire qualcosa, direi che la testimonianza di tuo padre seda quel "senso di irrealtà" di cui parla Zizek, anche solo con il pudore di tutti quegli sguardi dei suoi compagni ritratti verso un altrove. Rimane in me la convinzione che il silenzio sia il più felice omaggio a un silenzio più profondo che, tramite te, si è trasformato in racconto. Storia. Grazie, Costanza

Costanza Lanzara   
 
   04-05-2007
Cara Giuliana, pensa alla lenta cancellazione messa in opera dai media e dall’editoria, soprattutto quella scolastica. Sono sparite le immagini delle imprese partigiane, non si pubblicano più quei poeti, scrittori e artisti che scrissero poesie e romanzi, e fecero opere d'arte dedicate alla Resistenza. Oggi, sono più "spettacolari" le vite romanzate del Duce o di Hitler in parata... E poi ci meravigliamo se i ragazzi nelle scuole ascoltano con aria annoiata e distratta chi tenta di rompere questo silenzio sulla Storia della nostra libertà?
Alessandra Borsetti Venier   
 
   03-05-2007
Cara Alessandra, questo tema è importante e da tenere molto presente. Ricordo una internata nei lager (mi sfugge il suo nome) la quale raccontava, durante una intervista televisiva, che il suo rientro in Italia presso i suoi parenti fu molto doloroso per le incomprensioni da parte di questi ultimi e per giudizi e critiche che le furono mossi.
Conoscevo la poesia di Quasimodo "Alle fronde dei salici", ma quella di Corrado Govoni "Morte del partigiano" è molto più forte e cruda.

Giuliana Occupati   
 
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