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Enrico Peyretti. Perché è bene votare no a questa riforma
Appunti miei da un dibattito (sul referendum, naturalmente) all'Anpi
 
Commenti presenti : 12 In questa pagina : da 1 a 10
   23-11-2016
Hai ragione, Enrico: la Costituzione è durata 68 anni. E' stata cambiata una volta con più poteri alle Regioni, con esplosione del debito pubblico e delle questioni di bisticcio Stato-Regioni, tanto che la parte buona del coacervo da giudicare in dicembre con un no o con un sì è proprio la modifica alla modifica.
Diciamo serenamente no al Parlamento che continua a non fare il suo dovere omettendo di legiferare il cuore vero della Costituzione, l'art. 49, che chiede il partito legale, il diritto associativo regolato in modo anti-mafioso, l'associazione sindacale fondata pubblicisticamente (e la sottolineatura è erronea)e non privatisticamente.
Carlo Forin   
 
   22-11-2016
Concordo pienamente con Enrico. Scrive cose chiarissime e comprensibile da tutti, cioè da tutti quelli di buona volontà. Renzi e Grillo hanno rovinato il significato del referendum. Perché non lo si vuole capire?
 
Se il NO non sarà vincente la colpa sarà di Grillo ed anche di Salvini. Entrambi energumeni che starebbero bene nella foresta tropicale. Ed anche altri che del referendum fanno materia di bassa polemica politica.
 
Franco Borghi   
 
   21-11-2016
Luciano grazie per l’attenzione. Non condivido il tentativo di accreditare la tesi della differenza fra le due proposte, che io invece considero analoghe: i poteri concessi al governo e i criteri di elezione dei deputati (blocco dei candidati indicati al primo posto nelle liste elettorali in una legge parte integrante della manovra) e del Presidente dalla Repubblica contenuti nella proposta Renzi vanno nella stessa direzione della proposta Berlusconi. Ovviamente la questione non mi pare rilevante. Anche se le due proposte sono diverse, non le condivido entrambe.
Marcello Vigli   
 
   21-11-2016
Franco, l'art. 70 stabilisce contrappesi (da tanti invocati perchè inesistenti) assegnando al Senato il ruolo di co-approvatore (e quindi torniamo nel bicameralismo) per quanto concerne le modifiche costituzionali, modalità dei referendum, Unione Europea, leggi elettorali, minoranze linguistiche, casi d'ineleggibilità, ecc., defininendone il suo confine d'influenza, oltre che proporre modifiche per ogni disegno di legge approvato dalla Camera prima della promulgazione. È vero che per farlo dà una serie di rimandi tecnicistici ad altre leggi ed altri articoli della Costituzione, questo è un limite sì, ma nel complesso assegna al Senato il suo ruolo.
Luciano Martocchia Pescara   
 
   21-11-2016
Marcello, forse perchè nel 2006 la riforma costituzionale verteva sul semi-presidenzialismo con le elezioni del Presidente del Cosiglio direttamente dal popolo senza la fiducia del Parlamento (modifica dell'art. 92) e avrebbe potuto anche sciogliere la Camera.
Luciano Martocchia Pescara   
 
   21-11-2016
Se il criterio del fare per il fare è valido sempre, perché non si è sostenuto l’analogo tentativo berlusconiano del 2006? Anche allora c’era un referendum da sostenere.
Resto convinto che le iniziative vanno sempre valutate per gli effetti che producono e non solo perché costituiscono un modo per uscire dall’immobilismo... molto spesso questo è meno pericoloso dell’attivismo.
Marcello Vigli   
 
   21-11-2016
Frastornato, spiazzato, disorientato? Non mi pare proprio viste le conclusioni del tuo drammatico scritto. Il nemico è Renzi : è un agente segreto della finanza e racconta solo palle ed è un pericoloso ducetto in erba. Fra qualche giorno qualcuno, anzi è già stato detto, che sarebbe la reincarnazione di Gelli e della P2, ecc. ecc.
Posso anche avere dei dubbi, il dubbio deve sempre essere presente, dopo di che di fronte all'immobilismo di tutti questi anni di cui sono certo, non ho dubbi, le cose non hanno funzionato non solo non bene, ma male, con tutti i miei dubbi scelgo e voto sì.
Non avendo le certezze di tutti coloro che votano no, ma che finora non mi propongono nulla se non il mantenimento di tutto l'esistente, mi viene il dubbio che a molti in fondo piuttosto che provare a cambiare va bene in fondo così.
Art. 70? Si si può pensare che le cose funzionino meglio.
Dei discorsi di Renzi non mi interessa molto. Mi preoccupano molto invece i discorsi di ben altri che incitano all'odio e votano no.
Giovanni Bosco   
 
   21-11-2016
Sono frastornato, sono spiazzato, sono disorientato. Mi chiedo come sia possibile votare SÌ al Referendum che, se vincesse, ci darà un governo di un uomo solo che potrebbe essere democratico od autoritario e fare i cavoli suoi a prescindere e durerà questo sistema per decenni. A me basta ascoltare i discorsi di Renzi per convincermi che occorre evitare che vinca il SÌ. Inoltre, non credo – come fa Luciano – che dopo la vittoria del SÌ la legge elettorale verrà cambiata. Non credo nella sincerità di Renzi. E mi basta anche leggere l’art. 70 della riforma: come si può pensare che le cose funzioneranno meglio se si applica questo articolo?
Franco Borghi   
 
   21-11-2016
Non si deve dimenticare che la riforma del Tit. V del 2001 è stata fatta sotto il ricatto di una minacciosa vittoria leghista. Quindi bisognava far vedere che quanto a poteri alle regioni non scherzavamo... Il Tit. V sarebbe tutto da rivedere con una reale attenzione ai principi costituzionali rispetto a decentramento, autonomie e ruolo dello Stato. Anche per questo il testo proposto non è accettabile.
Antonia Sani   
 
   21-11-2016
Per il tono argomentativo, la nota di Peyretti e la replica di Bosco possono risultare utile scambio per molti.
 Nessuno dei due ha toccato la riforma del Titolo V: dopo quasi cinquant'anni di riconcorsa al regionalismo federalismo etc., inversione a U in direzione centralistica (quanto potrà durare?) senza, quasi, discussione.
 Lo stesso per le cosiddette 'riforme partecipative' (referendum abrogativi -e 'propositivi', ma con rimando-, proposte di legge d'iniziativa popolare) che - se ben esaminate - sembrano invece andare in direzione esattamente opposta. Che senso ha, per esempio, dire che ora le proposte di legge d'iniziativa popolare non vengono mai portate all'esame? Si tratta - già oggi, semmai - di rendere costituzionali i regolamenti parlamentari, visto che la Costituzione vigente fissa l'istituto fra quelli 'ordinari' di formazione delle leggi. E così via...
Enea Sansi   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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