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Diego Sabatinelli. È necessario dirsi anticlericali?
In ogni caso... l’affermazione della laicità deve essere urgentemente riproposta quale priorità per le forze politiche di governo che ne hanno fatto la propria bandiera durante la campagna elettorale
 
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   30-10-2006
Diventare “radicali” è come ammalarsi di una brutta malattia insanabile in cambio di una presa di coscienza per sentirsi liberi sino alla radice, appunto. Chi arriva a questo stadio, può sempre sperare di trovare un appoggio sui vecchi lidi dei compromessi a prezzo della libertà individuale, ma è anche difficile rimanervi a causa di ciò. Il guaio di essere “radicali” è di non rendersi conto di dover avere a che fare con un’altra “radice” in sé che corrisponde ad una certa “religione” disposta in modo inverso agli stessi ideali. In pratica, avviene come negli alberi in cui le radici si prodigano a raccogliere l’alimento dalla terra che va poi tutto a beneficio dei rami, foglie, frutti e per ultimo i semi. Questa similitudine ci dice che finché le radici restano nella terra tutto il resto dell’albero ne gode il beneficio. Ma a questa concezione si aggiunge il fatto fondamentale che la radice ragiona esclusivamente per meglio svolgere la sua funzione specifica e così, in modo relativo, tutto il resto in superficie. Cioè a dire che le radici, attraverso una “nobile” sofferenza in sé, riescono a tollerare di restare isolate nella terra e non poter un giorno diventare magari parte del tronco, o ancor di più, un ramo se pur esile, per sperare chissà quando di rivolgere al cielo un insperato figlio in una piccola foglia e meglio ancora in un frutto. È inevitabile che questo leggittimo desiderio, in generale, può solo avvenire “tramite” e non “direttamente”. Tutto questo per dire che affermare di essere «anticlericali» è ritorcere in sé ogni sforzo disperdendo inutilmente le proprie risorse. Il “radicale” è un “Gesù” che si sforza di convertire le genti per un amore terreno e poco o niente per quello ultraterreno, nettamente l’inverso del Gesù del cristianesimo. La «Rosa nel pugno» può far credere che il miracolo è avvenuto: da una “radice” un po’ fuori terra è spuntato un rametto e da quello qualche foglia. Ci sarà anche il frutto? Forse sì ma a patto di non trascurare la propria natura “doppia”!
Gaetano Barbella
Gaetano Barbella   
 
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