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Lidia Menapace. Questo 25 aprile
 
Commenti presenti : 3 In questa pagina : da 1 a 3
   27-04-2014

Sono del tutto d'accordo con Lidia.
Sarebbe come mettersi nelle mani dei militari e di stranieri, abdicando alla politica. Una sciagura.


Nino Lisi   
 
   27-04-2014
No (ora) all'esercito europeo
 
 Mi permetto di insistere nella contrarietà verso la costituzione dell'esercito europeo ora: siamo in un momento pericolosissimo, e aderire a un passo in Europa verso l'esercito invece di premere per la costruzione di una Europa politica degna di questo nome, vuol dire arrendersi al crescente militarismo, al dominio della Nato e al ritorno delle condizioni di imperialismo delle superpotenze. Non in ogni periodo o fase storica sono utili le stesse mediazioni o gli stessi obiettivi intermedi. Oggi, per non cadere nella china del militarismo e dell'imperialismo dei blocchi bisogna volere una polizia internazionale delle N.U. col fine di prevenire reprimere e punire le guerre e gli eserciti che ne sono titolari storici, si può discutere su polizia armata e polizia nonviolenta, ma è decisivo che qualsiasi organismo di ordine e forza internazionale sia presso le N.U. e non presso le superpotenze, e abbia un potere limitato alle operazioni di polizia interposizione e simili, altrimenti si favorisce comunque la guerra, che viene di nuovo presentata come strumento di risoluzione di controversie internazionali, in aperto assoluto contrasto col secondo comma art. 11 Cost.
lidia    
 
   27-04-2014
Questa di Lidia - Europa unita federale e neutrale - è certamente la prospettiva storica, per la quale l'Europa meriterebbe davvero il Nobel per la pace, che ha avuto per 70 anni di non-guerra dopo secoli di guerre.
Nel Congresso nazionale del Movimento Nonviolento, a Torino, a gennaio-febbraio, fu proposto anche l'esercito comune europeo, come riduzione di spese e di pericolo.
Due cose direi: 1) il programma nonviolento gandhi-capitiniano di liberazione da eserciti e guerre può tollerare fasi di passaggio, come un esercito inter-nazionale, come il transarmo proposto da Galtung (passaggio da armi offensive ad armi esclusivamente difensive, "strutturalmente incapaci di aggressione"). Sarebbe già qualcosa: atomiche, portaerei, armi a lungo raggio sarebbero bandite.
Ma è pure discutibile: non è facile separare la capacità di difendersi dalla morte e la capacità di dare la morte. L'arma si identifica sempre con la morte procurata, inflitta: che altro è?
2) La cultura della nonviolenza, con il realismo della difesa popolare nonviolenta da ogni potere prevaricante (interno o esterno) e di una polizia gandhiana (Teoria e pratica della nonviolenza, p. 142-144), deve arrivare alla eliminazione degli eserciti, che sono la causa delle guerre, e criminale speculazione economica sul sangue e i dolori dei popoli.
Se c'è un esercito ci sarà una guerra.
Se si vuole il disarmo (anzitutto quello nucleare) si deve cominciare: chi lo capisce cominci unilateralmente (appello rinnovato nella lettera di Jean-Marie Muller a papa Francesco, che ho diffuso nei giorni scorsi: sul piano etico dissuasione = minaccia = disposizione all'uso).
Dopo Verona proseguiamo insieme in queste riflessioni e proposte, da allargare nel sentire comune.
A tutti grazie del sole di ieri, in cielo e in noi, nell'Arena.
Enrico Peyretti   
 
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