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Per la scuola della Repubblica. “Senza oneri per lo Stato”
Sui risultati del referendum di Bologna
 
Commenti presenti : 6 In questa pagina : da 1 a 6
   28-05-2013
Commento meno dotto: ogni nostro contributo si paga allo Stato o al Comune.
Cioè, paghiamo a chi rappresenta IL PUBBLICO interesse.
 
Quando i servizi pubblici avranno soddisfatto le loro richieste (bisogni), va benissimo aiutare l’iniziativa privata. Dopo, però, non prima (…a discapito dei servizi pubblici).
 
Bravi i coraggiosi bolognesi che si sono mossi fra mille difficoltà.
 
…‘v salut!
 
angela56, milano, nata a bologna
Angela Persici   
 
   28-05-2013
Ri-sarà... Io resto convinto che soprattutto quando conta il valore simbolico (come in questo caso) per imbarcarsi in una simile impresa si deve essere ragionevolmente certi che il risultato possa essere positivo, altrimenti si presta semplicemente il fianco alle critiche e si ottiene -politicamente- l'effetto contrario di polarizzare ulteriormente le posizioni.
 
Comunque sia, se i promotori sono soddisfatti del risultato, come dire, contenti
loro... contenti tutti...
 

Gianni Trezzi   
 
   28-05-2013
Come ha già scritto qualcuno, le percentuali di votanti che Trezzi vorrebbe per legittimare il referendum bolognese sono ormai inconsuete anche per le elezioni amministrative. E poi porre questioni di rispetto della Costituzione non è mai inutile.
La democrazia al momento funziona così: conta chi vota e non chi va al mare e se ne impippa. Che sia una democrazia imperfetta è cosa certa.
Maria Pia Simonetti   
 
   28-05-2013
aggiungerei soltanto che, nei paesi civili, il successo di un referendum non è legato ad un quorum di votanti.
questo stimola la partecipazione di tutti, favorevoli o contrari (la Svizzera e gli Stati Uniti sono fra questi paesi).
dovremmo ancora ricordare il referendum del 2005 sulla L. 40 (procreazione assistita): una vergogna nazionale, durante il quale il vaticano si batté per farlo fallire, riuscendoci, a causa dell'assurdo quorum del 50% previsto dalla nostra legge per i referendum abrogativi.
esiste però, per fortuna, nel nostro paese la corte costituzionale che sta, pian piano, smontando, pezzo per pezzo, quella legge assurda, sbagliata e iniqua.
evviva il referendum bolognese ed il suo risultato.
spero che i cittadini bolognesi ricordino, alle prossime amministrative, lo scarso rispetto mostrato nei loro confronti, dall'attuale sindaco che ha già dichiarato che non intende tenere in alcun conto i risultati del referendum.
marcella de negri   
 
   28-05-2013
Occorrerebbe raccontarla tutta: a Bologna il referendum doveva essere svolto insieme alle elezioni politiche, era possibile fare questa scelta e niente lo vietava. Era stato chiesto dai referendari, il comune di Bologna si è rifiutato di svolgerlo, il costo aggiuntivo è stato di 600 milioni, si potevano risparmiare quasi tutti questi soldi, eccettuate il costo delle schede. Non si è voluto che ci fosse la massima partecipazione, perché si aveva paura del risultato.
La volta precedente in cui si era svolto un referendum, quello sulle farmacie, si era votato per 3 giorni, votanti 36%. Se si vuole aumentare la democrazia occorre facilitare la partecipazione, vi erano solo 199 seggi aperti, se non sbaglio un terzo di quelli delle votazioni nazionali, regionali e comunali, di sicuro meno della metà.
Il senso del referendum era quello di mettere in discussione in primo luogo il diritto di avere le materne comunali, in numero tale che tutti coloro che volevano iscriversi in una scuola pubblica, potessero farlo e chi volesse iscriversi in una scuola privata, potesse scegliere di farlo liberamente e non fosse obbligato a “optare” per le private “parificate” perché non vi erano altre scelte. Poi vi è la questione del finanziamento delle private, diventate “parificate” per scelta politica per permettere un accordo tra ex-PCI ex-DC, dopo tangentopoli, grazie al mai compianto Berlinguer Luigi.
Grazie a questo referendum per il prossimo anno, il comune di Bologna ha aumentato i posti disponibili nelle materne comunali, le private al momento non riescono a avere tante iscrizioni quanti sono i posti a loro disposizione. Se ci sono posti nella scuola pubblica si toglie spazio alle private!!
Il referendum di Bologna ha fatto discutere a livello nazionale tutte queste questioni e i referendari hanno pure vinto, se questo sembra poco!!
A Milano è sorto in comitato art. 33!!
Smetto per non dilungarmi più del necessario, anch'io avrei preferito un 80% votanti e 99,99% votanti l'opzione A, ma tutti i partiti del governo attuale erano per l'opzione B; la Chiesa era per l'opzione B.... e nemmeno i loro elettori li hanno seguiti.
Francesco Martino   
 
   28-05-2013
Sarà... A me sembra più suicida la scelta di promuovere un referendum -privo di effetti pratici, ma altamente simbolico- senza avere tenuto conto che si doveva vincere nettamente affinché avesse politicamente valore.
E per vincere intendo: 1) portare almeno la metà più uno degli elettori al voto; 2) raggiungere almeno il 70/80% di favorevoli all'eliminazione del finanziamento pubblico (non dello Stato) alle scuole paritarie (non private).
Invece non si è raggiunto a Bologna (A BOLOGNA!!!) un terzo di votanti e di questi meno del 60% favorevoli alla posizione dei referendari!
Tutto può essere, ma per spacciare questi risultati come un successo si deve essere proprio obnubilati... E poi ci si lamenta che la sinistra in Italia non vince mai, per forza... con simili strateghi... :-)
Gianni Trezzi   
 
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