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Lidia Menapace. Quando un nonno ex Imi viene intervistato dalla nipotina
Una piccola bella esperienza alla Comune di Bolzano nei giorni della memoria
 
Commenti presenti : 7 In questa pagina : da 1 a 7
   29-01-2012
Parlando con mio padre e riascoltando la testimonianza che ha rilasciato nel 1994, mi sono resa conto che per lui, e certo per molti come lui che erano la maggioranza, contadini, titolo di studio quinta elementare, la parola fedeltà sarebbe stata enfatica, direi piuttosto che si è trattato di disgusto, per il fascismo e per la guerra e poi man mano per un crescente senso di giustizia e dignità personale e infine per solidarietà.
Quando ero piccola mi stupivo che d'inverno sulle sue mani si aprissero piaghe, la pelle si spaccava come se fosse stata carta velina, anche i piedi, che medicava con pazienza la sera togliendoli dalle scarpe impolverate. Faceva il muratore. Alla mia curiosità rispondeva semplicemente dicendo che si erano congelate in Germania, quando era prigioniero, ma che non faceva male.
Questo paese non ha chiesto giustizia per lui e gli altri e non gli ha riconosciuto i sacrifici fatti.
Quel che è peggio è che questo paese non riconosce niente nemmeno a me come lavoratrice, donna, persona, e nemmeno ai suoi nipoti, come se fossimo sempre tutti dalla parte invisibile, dalla parte sbagliata.
Gli IMI non sono stati considerati prigionieri di guerra, ma figure ibride che non hanno diritto a riconoscimento.
Rosangela Pesenti   
 
   28-01-2012
Grazie a te Primarosa per questa iniziativa, grazie a Lidia, donna splendida che non mi stanco mai di ascoltare, grazie a Nello, mio presidente, grazie a voi persone illuminate ed illuminanti
Monica Bancaro   
 
   28-01-2012
Condivido tutto e da tempo mi batto per queste motivazioni, sono figlio di un deportato IMI e più volte ho trattato questo argomento nella trasmissione radiofonica sulla Memoria, come anche "italiani brava gente!" sul contributo del nostro Paese allo sterminio di un popolo.
L'altra sera ho suonato questa canzone per la Memoria, ecco il link [http://www.youtube.com/watch?v=0wfinCuhr-Q], un abbraccio a tutti
Paolo Buconi   
 
   28-01-2012
cari lidia, nello e natale, 
se pur senza titoli e soprattutto meriti per intromettermi in questa conversazione così importante, lo faccio per manifestarvi tutta la mia gratitudine per questa apertura che so bene essere coraggiosa e per certi versi controcorrente rispetto certe chiusure, consentitemi ideologiche, che hanno certo in passato contribuito a far sentire i deportati in un certo senso un po' ai margini rispetto gli onori conquistati dai Resistenti combattenti, che hanno conquistato il nostro 25 aprile qui, combattendo e abbattendo il regime dell'occupante dal di dentro, come sappiamo.
ohh... so bene che alcuni deportati ricoprono attualmente importanti posizioni nell'ANPI, ma anche voi sapete bene, se avete sentito la necessità di assumere questa posizione, quale sia il sentire vero, al di là di retoriche distaccate e autoreferenziali che sono proprio all'opposto, secondo me, del vostro umano evolvere come coscienza civile del presente così com'è nei sentimenti diffusi.
il riconoscere “ufficialmente”, dopo tanti anni, che Resistenza è stato anche affrontare la morte sicura, o non collaborare nemmeno nelle condizioni della totale impotenza a sfuggire a torture, vessazioni, rischiando la vita nel modo più letterale del termine, non arrendersi, “sabotare” nei modi possibili, chi col rifiuto, come gli IMI, chi con piccole azioni nel lavoro schiavo quotidiano, e non dimentichiamo le donne, ben consapevole di stare forzatamente contribuendo allo sforzo bellico del regime occupante, è un nobile atto di giustizia nei confronti dei vostri compagni che pur indossando la divisa da soldato non si sono arresi, o che là nei Campi sono stati uccisi, ma anche di coloro che al ritorno hanno impiegato anni per riconquistare il minimo di salute sufficiente per poter godere come voi della Libertà conquistata.
anch'io, lidia, con la piccola iniziativa di questa piazza virtuale nata nel 2006 [http://groups.google.com/group/deportatimaipiu?hl=it_US], il periodo peggiore credo di indifferenza e deriva dei valori democratici, ho essenzialmente cercato di dare voce e visibilità a quelle che ho sempre sentito personalmente come le varie anime della Resistenza, e all'inizio non è stato facile, e forse nemmeno oggi, ma oggi il mio cuore è contento, forse mi illudo, ma un piccolissimo granello di sabbia lo sento un po' mio.
un abbraccio grande
primarosa pia   
 
   28-01-2012
È molto importante questo che oggi scrive Lidia sugli internati militari italiani (IMI) come veri resistenti al nazifascismo. Non è una scoperta storica assoluta, ma è un aspetto dimenticato o non valorizzato. Oggi lo ricorderò nell'assemblea torinese dell'Anpi, e diffonderò via internet questo testo, da conservare insieme ai precedenti documenti sugli IMI.
Enrico Peyretti   
 
   28-01-2012
Ringrazio Lidia Menapace per questa lucida analisi e la conseguente richiesta di assunzione di responsabilità, che fanno giustizia non solo di silenzi colpevoli, ma anche di giudizi e atteggiamenti manichei: solo chi ha fatto la mia esperienza o la pensa come me è degno di fiducia. Quelli che non cedettero erano forse solo fedeli ad un giuramento fatto al Re... ma anche la coerenza è una virtù in tempi di diffuso opportunismo!!!
Grazie ancora Lidia
Marcello Vigli   
 
   28-01-2012
Condivido pienamente le considerazioni di Lidia.
Come Anpi di Crescenzago (Milano) collaboriamo con l'Associazione Nazionale Divisione Acqui (ANDA) e con gruppi di artisti e musicisti che ricordano i militari italiani che non obbedirono ai tedeschi e ai nazifascisti e che furono massacrati deportati e dettero un contributo enorme alla lotta di resistenza e di opposizione al nazifascismo.
Anche grazie a loro è stato sconfitto il nazifascismo, è nata le Repubblica, ed è stata scritta La Costituzione.
Un caro saluto nel giorno della Memoria.
Giuseppe Natale   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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