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Carlo Forin. Il ruolo di Virgilio
21 Agosto 2017
 

Il genio era un etrusco. Il campione di latino era un etrusco che pensava in sumero. Lui fa da ponte fra la civiltà sumero-accadica e quella latina.

Nato ad Andes sepolto a Pozzuoli. Volle che l’Eneide fosse bruciata. Si contravvenne alla sua volontà.

Il suo è un esempio di metalinguaggio: il dato oggettivo linguistico (la lingua latina) ha mascherato la sua etnia ed ha nascosto il suo modo di pensare.

Leggo oggi, 21 agosto 2017, quanto scrissi nel febbraio 2005 e pubblicai in 500 copie: ANTARES dagli dèi di Babele alle lingue d’Europa a mezzo della tipografia TIPSE di Vittorio Veneto grazie a 100 sottoscrittori che anticiparono 10 euro ciascuno per avere in seguito il libretto di 50 pagine.

Tuttora permane la favola del poeta romano che cantò le gesta di Enea, fuggitivo da Troia, esaltatore di Roma!

Il genio aveva capito che l’Eneide andava bruciata!

I miei contemporanei che hanno dedicato la propria vita allo studio e all’insegnamento del latino arrossiscano.

La Treccani, che ha il merito di aver pubblicato i sei libri dell’enciclopedia di Virgilio, partecipi a questo arrossamento di vergogna per esser rimasta nell’errore.

Possiamo dire che Virgilio ha una biografia nella protostoria mentre le sue opere, Bucoliche, Georgiche, Eneide sono nella Storia. Eneide è Antares, stirpe divina; Antares è il nostro tema.

Suo padre era etrusco. Il riconoscimento dell’etnia etrusca deve aprire alla rottura delle “incrostazioni di sensi unici” consolidate nelle nostre radici culturali. La storia ha attuato il paradosso di consolidare come di etnia romana il campione della lingua latina. La sua bravura poetica e l’oscurità delle sue origini hanno cambiato la sua identità culturale.

Quis? Chi? L’identificativo interrogativo viene da IS QU, e corrisponde alla sorte assegnata dal Fato per ciascuno. Il Fato ha assegnato agli Etruschi il ruolo di porta della storia europea. Possiamo ben dire che la sorte ha fissato all’etrusco Virgilio il ruolo di lasciar occultati gli Etruschi per 2000 anni e di rivelarli oggi a coloro che li vorranno capire. Simulare e dissimulare è stato il suo scrivere, in modo di far accettare la sua scrittura anche all’empio soldato romano e da rimaner fedele alla sua fede.

Impius haec tam culta novalia miles habebit.

 

Carlo Forin


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