|
Alejandro Torreguitart Ruiz. Il vecchio scemo non muore mai | | Commenti presenti :
49 |
In questa pagina : da 31 a 40 | 15-08-2012 | Caro Massimo, noto che i dati ti irritano particolarmente. D'altronde non puoi inventare frasi auliche per smentirli, e questo ti infastidisce. Anna | 15-08-2012 | copia e incolla di regime Massimo Campo | 14-08-2012 | Prima del 1° gennaio 1959 l’emigrazione permanente e quella temporanea di cittadini cubani verso gli Stati Uniti, senza essere stimolata, era relativamente alta a paragone con il resto dei paesi dell’area dell’America Centrale e dei Caraibi. Tra gli anni 1950-1958, circa 65.200 cubani erano stati ammessi negli Stati Uniti come immigranti permanenti (più di tutti quelli provenienti dai paesi dell’America Centrale e il 53 % di quelli provenienti dai Caraibi). Solo nel 1956 sono emigrati verso gli Stati Uniti 15.000 cubani.
Anche il numero dei visitatori temporanei era considerevolmente alto in quegli anni. Nel 1958 si sono recati negli Stati Uniti con visto temporaneo oltre 72.600 cubani.
Dopo il trionfo della Rivoluzione, la politica migratoria degli Stati Uniti verso Cuba si è incamminata a promuovere l’emigrazione, sia legale sia illegale, e questa è stata trasformata in un importante strumento della politica ostile del Governo nordamericano, diretto a creare a Cuba difficoltà sia interne sia a livello internazionale. Anna | 14-08-2012 | Cavolo, abbiamo dimenticato quanti cubani sono spariti o assasinati durante le dittature di Machado e Batista, abbiamo dimenticato che i lavoratori agricoli e contadini venivano pagati con dei bonus per acquistare il necessario per vivere nello stesso negozio di proprietà della multinazionale terriera, abbiamo dimenticato che los sproprio delle terre era una prassi normale e protetta dalle "guardias rurales", abbiamo dimenticato che quasi il 90% delle terre cultivabili a Cuba erano, in modo diretto o indiretto, in mano alla Unite Fruit Company, terre conquistate con la truffa e il "plan de Machete". La superficialità di alcuni commenti mostra quanta ignoranza c'è su la storia cubana. Alcuni credono di sapere, ripetendo le stesse cose e in modo maldestro, anche perche facendosi passare per cubani i clamorosi errori vengono a galla. Io sono cubano e anche se non sono un castrista vi posso assicurare che se non fosse stato lui ci sarebbe stato un altro, perche all'epoca la situazione sociale era insostenibile e le condizioni mature per una revoluzioni. Credete che l'abbia iniziata Fidel, grande sbaglio, sono più di 150 anni che il popolo cubano lotta per la sua indipendenza e soberania. Manigüero | 14-08-2012 | e' veramente da propagandisti alla zoè valdes trasformare la cuba batistiana, in cui l'1% della popolazione deteneva il 20% delle terre e il resto viveva senza sanità, istruzione, lavoro stabile, addirittura in una potenza economica di primo piano.
Allora, se basta un pugno di ricchi a qualificare come potenza economica una nazione, il sudafrica dell'apartheid, in cui gran parte della popolazione bianca era in buone condizione economiche, era una superpotenza.
nino | 14-08-2012 | Massimo, chi ha scritto: «quando Cuba era una potenza economica»? Lupi!
Tu esalti a Batista e il suo periodo per elementi democratici. Potresti fondamentare?
Lupi, ti sbagli. La storia dei 12 – che non ho commentato io se non il caro Nino – non nasce dei 12 apostoli cristiani se non da un paragone con Carlos Manuel di Céspedes, chi rimassi, dopo una sconfitta, con 12 uomini e dici: «bastano per raggiungere l’indipendenza di Cuba».
Potresti fondamentare la tua affermazione di Cuba «potenza economica»?
Massimo e Lupi, immagino che non declinerete sostentare le vostre affermazioni; se non saranno solo chiacchere.
Leonardo Mesa | 14-08-2012 | L'autore scrive "Cuba era un posto dove gli europei venivano a far fortuna, aprivano negozi artigianali, riparavano scarpe, vendevano prodotti fatti a mano, costruivano aziende, investivano. Adesso è un paese che coltiva moringa e disperazione..."
Non dice nulla di errato. Nella medesima letteratura cubana dell'epoca L'Avana è descritta come una città ricca di fermenti economici, piena di gallerie d'arte, musei, cinema moderni, attività imprenditoriale non solo delle grandi compagnie americane ma anche di privati. Una città moderna, insomma.
Il resto del paese era trascurato a causa della dittatura batistiana, ma nei primi anni del 1900 sino agli anni '50 in molti paesi in via di sviluppo la scuola e i servizi pubblici in genere non erano al centro dell'attenzione della classe politica.
Se pure fortemente influenzata (negativamente) dagli USA... vi era a Cuba il multipartitismo, una discreta libertà di stampa (Batista ha sempre avuto critiche feroci in patria), una democrazia (almeno formale).
Non è irragionevole pensare che Cuba sarebbe potuta essere oogi una società più ricca e più moderna. Meno ideologica, meno barricata nei confronti del resto del mondo, senza la dittatura castrista.
Massimo Campo | 14-08-2012 | Nessuno ha parlato di potenza economica.
L'autore parla di una Cuba non ridotta ad essere posta nel II mondo.
L'Avana era una città molto moderna negli anni '50. Massimo Campo | 14-08-2012 | Che poi ci sono tante teorie sociali e politiche... Ma chi propone il monopartitismo obbligatorio per legge si pone in una dimensione chiara e inequivocabile. Dittatura.
Parlare con il nazista é cosa giusta? Massimo Campo | 13-08-2012 | quando mai cuba è stata una potenza economica? Sono curioso di apprenderlo. Non si è mai sentito che la rivoluzione si sia verificata in una potenza economica. Nella potenza economica la ricchezza è quantomeno distribuita, male, ma distribuita.
In caso contrario si può parlare non di potenza economica, ma soltanto di una classe di ricchissimi che gode sul resto della popolazione priva di tutto, sanità, istruzione, cultura etc etc. E proprio in situazioni simili si verificano le rivoluzioni.
Nella cuba batistiana non c'era nulla della potenza economica, ed infatti è crollata come un castello di sabbia, dopo lo sbarco di 12 uomini male armati, dico 12, ma anche se fossero stati 1000, che cosa cambierebbe?
Certo che una parte della borghesia si è spostata da batista ai rivoluzionari.
Ma non sono stati loro, i borghesi, a determinare la vittoria della rivoluzione. Sono stati quelli che per secoli sono stati allontanati da sanità, istruzione, cultura, i quali, ahivoi, non sapevano che cuba fosse allora una potenza economica.
Se l'avessero saputo, avrebbero potuto anche desistere dall'appoggiare i barbudos.
Mancavi tu ad informarli.
nino | | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | |
| Lascia un commento |
|
|